Lucio Saffaro è nato a Trieste nel 1929, si è laureato in fisica pura all’Università di Bologna, città nella quale ha sempre vissuto dal 1945 e dove è morto nel 1998.
E’ stato pittore, scrittore e matematico. Dagli anni sessanta si è affermato come una delle figure più originali e inconsuete della cultura italiana, ricevendo ampi riconoscimenti in ciascuno dei campi in cui ha operato. Le sue ricerche sulla determinazione di nuovi poliedri sono state oggetto di numerosi saggi e conferenze, tenute da Saffaro in Italia e all’estero. Queste ricerche sono state a loro volta commentate da studiosi qualificati e più volte apparse sull’Annuario dell’Enciclopedia della Scienza e della Tecnica di Mondadori oltre che in riviste scientifiche. Recensite e presentate da critici autorevoli, ha pubblicato una cinquantina di opere letterarie, edite da Lerici, Scheiwiller, La Nuova Foglio, l’Almanacco dello Specchio di Mondatori e dalle Edizioni di Paradoxos da lui stesso ideate. Nel 1986 ha pubblicato a Parigi Teoria dell’inseguimento, con un saggio introduttivo di Paul Ricoeur.
Ha esposto alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e in molte altre importanti rassegne in Italia e all’estero. La prima mostra personale, presentata da Francesco Arcangeli, si tenne nel 1962 alla Galleria dell’Obelisco di Roma. Ne seguiranno altre quaranta, allestite in qualificate gallerie private e pubbliche. Tra queste ultime, le antologiche al Museo di Castelvecchio a Verona (1979), alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1986), al Museo Civico di Bassano del Grappa (1991) e, dopo la sua scomparsa, al Museo di Palazzo Poggi dell’Università di Bologna (2004) e nella Biblioteca dell’Accademia di Brera a Milano (2009). Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private. Tra i premi si ricordano quelli ricevuti alla Biennale di San Paolo del Brasile (1969) e alle Biennali di grafica di Rijeka (1970) e Cracovia (1972).
Nel 1966 elabora le tavole del Tractatus Logicus Prospecticus, un’esplorazione teorica delle possibilità offerte dalla prospettiva che, ampliando i riferimenti storici e dilatando le intuizioni, diverrà il perno concettuale di tutta la sua opera. Attorno al 1985, con l’ausilio di potenti calcolatori e di alcuni ingegneri dell’ENEA di Bologna, Saffaro elabora la rappresentazione di poliedri di grado elevato e altri complessi studi.
La bibliografia su Saffaro è amplissima, tra gli altri hanno scritto di lui Accame, Anceschi, Arcangeli, Argan, Baratta, Barilli, Bilardello, Calvesi, Carandente, Caroli, Cerritelli, Dalai Emiliani, D’Amore, Emiliani, Emmer, Galimberti, Lambertini, Lemaire, Longo, Luxardo Franchi, Marchiori, Marinelli, Masini, Massarenti, Menna, Odifreddi, Quintavalle, Raimondi, Ramat, Ricoeur, Russoli, Tega, Volpi, Zevi, ecc.
Un anno dopo la scomparsa dell’artista è stata istituita, come era suo desiderio, la Fondazione che porta il suo nome. Nel 2004, in occasione della già ricordata mostra antologica al Museo di Palazzo Poggi, è stata siglata una convenzione tra Fondazione Saffaro e Università di Bologna, che ha reso possibile il trasferimento di tutte le opere presso il Museo dove sono conservate, ma non esposte al pubblico.
Inoltre, dal 2021, in seguito ad un accordo di comodato d'uso tra il Comune di San Giovanni in Persiceto (BO), l'Università di Bologna e la Fondazione Saffaro, più di un centinaio di opere grafiche e pittoriche sono esposte, in modo permanente, presso il Museo del Cielo e della Terra della cittadina.
Nell’ampio lavoro di catalogazione degli scritti letterari e dei disegni lasciati dall’artista, sono stati rinvenuti moltissimi inediti, che saranno oggetto di pubblicazioni specifiche in un prossimo futuro.